I contratti

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I contratti

Nel caso in cui ti venga offerto un lavoro, con tutta probabilità avverrà nel tuo paese d'origine, sarai quasi sicuramente chiamato a firmare un contratto o un accordo per iscritto.

Questo conterrà le condizioni d'assunzione e probabilmente anche una descrizione dettagliata dell'impiego, ovvero le mansioni e il livello efficienza richiesto. All'arrivo a Dubai richiedi che questi documenti vengano formalizzati e che ne venga stilata una copia in arabo rilasciata dal Ministero poiché, all'interno dell'EAU, solo la versione in arabo è considerata valida dal punto di vista legale. Anche se è possibile stipulare un accordo non scritto è preferibile mettere tutto su carta stampata.

Nel contratto vengono specificati lo stipendio di base, la posizione del lavoratore all'interno dell'azienda, i suoi doveri e mansioni, la durata del contratto e, in alcuni casi, anche il sistema di valutazione delle performance da parte dell'azienda. Un contratto di lavoro dovrebbe contenere anche le condizioni di terminazione del rapporto di lavoro, compreso il periodo di preavviso obbligatorio nel caso in cui si voglia lasciare il posto di lavoro con anticipo rispetto al termine del contratto, e le sanzioni in cui si incorre in caso di mancato rispetto delle condizioni dettate dal contratto stesso. Nel contratto potrebbe apparire la frase “assunzione, fatto salvo il mancato conseguimento dei permessi richiesti”. Non si tratta di un'eventualità molto concreta ma è meglio assicurarsi di poter ottenere tutti i visti e gli altri documenti richiesti prima d'imbarcarsi in quest'avventura.

Da notare che le leggi sul lavoro locali vengono applicate anche in assenza di un contratto. Un contratto stipulato con un'azienda ha la precedenza sulle leggi che regolano il mercato del lavoro, anche quando le condizioni in esso contenute presentano un'eccedenza di requisiti legali. In tal caso ci si può avvalere di una protezione legale minima garantita dalla legge. Per gli stranieri, storicamente, la maggior parte dei contratti di lavoro ha avuto una durata di due anni ma ultimamente sta prendendo piede la tendenza di stipulare contratti a tempo indeterminato. I datori di lavoro si sono resi conto di avere la possibilità di rompere il contratto se la performance del dipendente non è all'altezza delle aspettative, di conseguenza molti contratti contengono ora una clausola che impone al dipendente di dare un preavviso di uno, due o tre mesi o di pagare un'ammenda nel caso in cui intenda mettere fine al rapporto di lavoro prima della scadenza del contratto. I contratti possono essere estesi o rinnovati di comune accordo e e ciò accade di frequente se entrambe le parti sono soddisfatte del rapporto professionale. Molti stranieri , infatti, rimangono a Dubai per almeno 20 anni.

A Dubai la viene esercitato un controllo severo sulla propria forza lavoro grazie a un sistema informatico sofisticato che specifica, inoltre, quali categorie di lavoratori sono aperte agli stranieri. Di conseguenza alcuni tipi d'impiego sono ad appannaggio esclusivo di individui di nazionalità dubaiana, soprattutto nel settore dei servizi. È possibile quindi che, quando le quote d'ammissione per un certo settore siano state raggiunte, uno straniero firmi un contratto che riporta la posizione le mansioni che effettivamente svolgerà, mentre il visto di lavoro dichiara tutt'altro. In alcuni casi è necessario recarsi al Ministero per mettere fine al proprio contratto ed annullare il proprio visto. Questa è anche un'ottima maniera da parte del governo di Dubai per assicurarsi che l'immigrato non abbia riscontrato problemi di ogni sorta.

Esami clinici

Tutti gli immigrati si devono sottoporre ad esami clinici, sotto la supervisione del governo dubaiano, prima del rilascio del visto di lavoro. Si tratta di un check up generale che mira ad escludere malattie gravi o invettive, soprattutto HIV e AIDS.

Queste analisi tendono ade essere più scrupolose e rigide nel caso di immigrati provenienti dall'India o dal Sud-est asiatico, dove la percentuale di sieropositivi è maggiore e dove le strutture sanitarie, così come le risorse economiche, sono più scarse rispetto ai paesi occidentali. Il test dell'HIV è obbligatorio, anche per le mogli, e chiunque risulti sieropositivo viene rimpatriato immediatamente. Bisogna sottoporsi al test anche durante il processo di rinnovo del visto, quindi ogni tre anni.

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